Via Francesco Mormina Penna è considerata una delle più belle vie della Sicilia e rappresenta il cuore tardobarocco di Scicli. Lungo questa via potremo visitare le chiese di Santa Teresa, San Michele e San Giovanni, il palazzo Spadaro e il palazzo Comunale. Le basole dorate ci accompagneranno lungo la nostra visita: scopri cosa vedere in questo angolo di Scicli.
Nonostante sia il risultato di una serie di trasformazioni, che si sono susseguite fino al Novecento, la via mantiene un’armonia che la rende unica. Mirabili chiese settecentesche, affascinanti palazzi ottocenteschi e novecenteschi corrono fianco a fianco in questa strada immersa nel centro urbano della città. Elegante e intima, la via, ospita le chiese di Santa Teresa, di San Michele e di San Giovanni davanti alle quali si aprono tre piccole piazze.
Alla chiesa di San Giovanni è oggi affiancato il palazzo comunale costruito nel ‘900 al posto del Monastero delle Benedettine. Proprio davanti al palazzo comunale si apre Piazza Municipio con il caratteristico palco della musica. Questo spazio fino alla seconda metà dell’Ottocento era occupato dalla chiesa di Santa Maria la Piazza e dalla chiesa dell’Ospedale che chiudevano la via. Dopo la demolizione delle due chiese si ridisegnò lo spazio urbano così come lo vediamo oggi. Via Francesco Mormina Penna, le sue basole dorate, le chiese e i palazzi sono senza ombra di dubbio la prima e imperdibile tappa di un viaggio a Scicli.
Palazzo del comune di Scicli
L’itinerario per conoscere la via può partire dal Palazzo del comune di Scicli. Il Municipio fu costruito tra il 1902 e il 1906 nel luogo dove si trovava il Monastero delle Benedettine, annesso alla chiesa di San Giovanni. La facciata dell’edificio più rappresentativo della città fu costruita in stile eclettico in modo da sottolinearne l’importanza, senza però renderlo dissonante allo stile tardo barocco della via. Infatti, nonostante sia immerso in un contesto tardo barocco, le eleganti linee e lo stile sobrio che richiama elementi rococò, neoclassici e liberty, lo rendono armonico all’ambiente monumentale circostante.
Il palazzo ospita gli uffici amministrativi del Comune, tra questi anche l’ufficio del sindaco che, grazie alla fiction, è oggi conosciuto come La stanza di Montalbano. Dal balcone di quest’ultimo si può godere di una magnifica vista di tutta la via Francesco Mormina Penna. Nei bassi del palazzo troviamo anche l’ex Camera del lavoro o Circolo di conversazione. Gli ambienti dell’ex Camera del lavoro si trovano al pian terreno del palazzo comunale. I finestroni si affacciano in via Francesco Mormina Penna mentre l’ingresso è su via Nazionale, la vecchia via Maestranza. Gli interni, tre stanze più il giardino, ci riportano ad una atmosfera Gattopardesca grazie al salone affrescato e arricchito dalle fantasie della carta da parati.
Le vicende legate all’attuale ex Camera del lavoro sono intricate e affondano le radici in un tempo lontano. Alla fine dell’Ottocento queste stanze ospitarono il nascente Circolo Garibaldi fino al primo dopoguerra. All’indomani della Marcia su Roma (1922) il circolo fu occupato da un gruppo di fascisti che fondarono il Dopolavoro comunale. Gli equilibri cambiarono ancora una volta alla fine della Seconda guerra mondiale: i fascisti usciti sconfitti dal conflitto furono allontanati dal circolo che passò nelle mani di contadini e braccianti legati al Partito Comunista e Socialista. Il Dopolavoro comunale cambiò nuovamente nome e diventò la Camera del lavoro di Scicli. Oggi è uno spazio aperto alla città e ospita convegni, eventi culturali e mostre.
Chiesa di San Giovanni
Affiancata al palazzo comunale c’è la chiesa di San Giovanni. Completata nel 1803 è una meraviglia dell’arte barocca. La facciata alterna movimenti concavi e convessi sottolineati da doppie colonne che, insieme alla scalinata, le conferiscono slancio e grandiosità. Il secondo ordine della facciata è ornato da curate gelosie in ferro battuto che richiamano i balconi dei palazzi vicini. L’interno della chiesa, a pianta ovale, custodisce stucchi e motivi decorativi lontani dal gusto tardo barocco.
La chiesa ospita il Crocifisso di Burgos, un’opera di provenienza spagnola. La particolarità di questa tela sta nella peculiare iconografia, il corpo del Cristo è rappresentato coperto da una veste bianca dal bacino fino alle caviglie. Si tratta di un dipinto secentesco raro e affascinante che fa riferimento ad una scultura lignea del secolo XIV, venerata in Spagna nella chiesa madre di Santa Maria di Burgos.
Chiesa di San Michele
A pochi metri dalla chiesa di San Giovanni, incastonata tra palazzo Spadaro e palazzo Bonelli si può ammirare la chiesa di San Michele. Leggermente spostata sul lato sinistro, la chiesa è stata costruita in modo tale da sfruttare tutto l’esiguo spazio a disposizione lasciando intravedere alla sua destra la chiesa di Santa Teresa.
La facciata, a tre ordini, è attraversata da due colonne corinzie. Sopra il basso portale, nel secondo ordine, una finestra ornata di ghirlande è chiusa da una gelosia. In alto la cella campanaria, sovrastata da un timpano triangolare, custodisce una campana fusa con le monete e le barre di stagno di origine greca, rinvenute dopo il terremoto del 1693 in contrada Maulli, vicino all’attuale foce del fiume Irminio. L’interno è finemente decorato con motivi floreali e strumenti musicali.
Palazzo Spadaro
Sull’altro lato della via notiamo il Palazzo Spadaro. Otto balconi a petto d’oca corrono lungo tutta la facciata del palazzo settecentesco, retti da sontuose mensole decorate con motivi geometrici e floreali. Al piano terra, sotto ogni balcone, si aprono altrettanti portoni, di cui due con eleganti decorazioni. Al palazzo si accede dal portone antistante la chiesa di San Michele che introduce alla scala principale molto ricca di decorazioni. Le due rampe di marmo sono accompagnate da due dipinti del primo Novecento. Da un lato è raffigurata una donna con tre bambini che tende la mano nell’atto di chiedere l’elemosina. Questa tela, chiamata Povertà, è collocata su quello che era l’ingresso della servitù. Di fronte possiamo invece notare la tela Ricchezza in cui è raffigurata una donna con due ragazze e una bambina in un momento di serenità. Questa rampa della scala era quella usata dalla famiglia Spadaro.
Gli sfarzosi interni sono interessanti per la policromia delle decorazioni, ricchi di richiami mitologici e allegorici. La camera da letto è sicuramente l’ambiente più affascinante, possiamo ancora ammirare l’originale pavimentazione in ceramica di Caltagirone, l’alcova e una piccola porticina che permetteva la fuga dal palazzo senza essere notati. Il salone principale è oggi una sala conferenze e negli ambienti attigui è possibile ammirare alcuni dipinti realizzati dagli artisti del Gruppo di Scicli.
Al pian terreno, in uno dei bassi del Palazzo Spadaro aveva sede una delle storiche farmacie della città, l’Antica Farmacia Cartia. All’interno sono ancora conservati gli arredi dei primi del Novecento e i vasi originali di fine Ottocento. Oggi non ha più funzione commerciale ed è visitabile su richiesta.
Chiesa di Santa Teresa
Spostandosi verso la fine della via, prima di scorgere gli argini del torrente possiamo ammirare la chiesa di Santa Teresa. Uno stile molto sobrio ma interessante caratterizza la facciata rettangolare della chiesa, decisamente diversa dalle altre che si trovano nella stessa via. Il loggiato a tre arcate, adiacente alla cella campanaria, e la finestra quadrilobata del secondo ordine sono elementi insoliti che rimandano alla tradizione medievale e quindi segnano una continuità tra prima e dopo il terremoto del 1693.
L’interno è caratterizzato da un’unica navata con quattro cappelle laterali: lo spazio stretto e intimo crea un’atmosfera fortemente spirituale. Gli stucchi interni sono molto curati e riprendono motivi floreali, putti, angeli e conchiglie. La chiesa è un’affascinante sintesi tra il linguaggio rococò e le esperienze artigianali delle tradizioni locali.