Immaginate Gesualbo Bufalino e Leonardo Sciascia seduti in un bar di Modica, immaginateli mentre chiacchierano davanti pezzi di cioccolato modicano. I due scrittori siciliani erano amici, spesso Sciascia andava a trovare Bufalino a Comiso e insieme trascorrevano qualche ora nella antica capitale della Contea: all’ombra delle bellissime chiese tardobarocche gustavano anche il granuloso cioccolato di Modica.
Sciascia ne scrisse anche nel volume La Contea di Modica, per raccontare il regno nel regno si affida anche ai piaceri della gola, tra questi cita il cioccolato di Modica: «di due tipi, alla vaniglia e alla cannella, da mangiare in tocchi o da sciogliere in tazze». Lo scrittore agrigentino lo descrive come un prodotto «di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto, e che il cioccolato altrove prodotto — sia pure il più celebrato — ne sia l’adulterazione, la corruzione».
Il cioccolato modicano come l’archetipo del cioccolato perché lavorato artigianalmente e lontano dal processo industriale che invece caratterizza le altre ricette. Il segreto di questa specialità sta quindi nella semplicità, nell’essere rimasto fedele alla ricetta introdotta dagli spagnoli.
La storia del cioccolato di Modica
Per le popolazioni del centro america il cacao era molto importante, veniva usato nell’alimentazione perché molto nutriente, era considerato una medicina e un mezzo per comunicare con le loro divinità.
Gli Atzechi preparavano una pasta di cacao tostando e schiacciando i semi di cacao sul metate, uno strumento di pietra dalla forma curva su cui lavoravano il cacao con un mattarello. Il metate veniva riscaldato permettendo di lavorare la pasta di cacao e di aromatizzarla con delle spezie, tra le più comuni la cannella e il peperoncino. Il cioccolato una volta indurito veniva consumato in pezzi o sciolto in una bevanda calda, la Xocoatl.
I conquistatori spagnoli una volta imparata la tecnica di preparazione introdussero il cioccolato in Spagna e nella Contea di Modica tra il Cinquecento e il Seicento. A Modica, capitale della Contea, la produzione di cioccolato si radicò e resistette al passare dei secoli mantenendo la lavorazione a freddo che rende questo cioccolato unico.
I nobili ne andavano ghiotti ma con il passare del tempo il consumo del cioccolato tipico calò, finché anni ’80 rimasero solo due o tre maestri cioccolatai. Negli ultimi anni però la tendenza è cambiata, il cioccolato di Modica è tornato ad essere molto apprezzato anche lontano dai confini modicani.
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Com’è fatto?
Solo cacao, zucchero e spezie. La pasta di cacao viene lavorata ad una temperatura che non supera i 35/40 gradi, i cristalli di zucchero non si sciolgono e rimangono evidenti nel prodotto finale insieme alle spezie. Dopo averla accuratamente lavorata, la pasta di cacao viene disposta negli stampi che verranno battuti per disporre il composto omogeneamente.
Il cioccolato di Modica si presenta molto scuro e rustico, si nota subito l’aspetto grezzo e la ruvida grana all’interno delle barrette e si sente tutto l’aroma del cioccolato. Prendetene un pezzetto e lasciatelo sciogliere in bocca, riuscirete a gustare questa bontà distinguendo decisamente l’amaro del cioccolato, la dolcezza dello zucchero e le stuzzicanti spezie. Provatelo anche con il caffè, lasciatene sciogliere un pezzo nella tazzina e gustatelo in questo abbinamento tra prodotti tipici del nuovo mondo.
Oggi sono decine i produttori di cioccolato a Modica, molti nel centro storico permettono di visitare i laboratori e assistere alla lavorazione.
Ogni anno, a dicembre, si ripete ChocoModica un evento pensato per valorizzare questo buonissimo cioccolato. Nel 2015 una delegazione di cioccolatai modicani lo ha portato nel cluster dedicato al cioccolato di Expo Milano riscuotendo grande successo. Non è la prima volta che il cioccolato modicano viene apprezzato ad un Expo, era già successo a Roma nel 1911.
La foto in apertura è di Modica apartments
La foto del Cioccolato di Modica è di Dolomiti nel piatto
La foto storica è di Bonajuto
La foto in home page è di Dissapore
michelle maria
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