Cosa vedere a Modica

Modica, antica capitale di contea

Modica è una città dal nobile passato, è stata capitale di una potente Contea e come le altre città del sud est siciliano è stata distrutta dal terremoto del 1693. Dalle macerie del sisma è risorta secondo l’estetica tardo barocca.

Vuoi visitare Modica? Ti raccontiamo la città e ti segnaliamo i monumenti da vedere e le esperienze da non perdere. Se oltre a visitare Modica volete entrare in contatto con la storia, la cultura locale e le tradizioni affidati a noi!

Montalbano a Modica

Anche Salvo Montalbano va su e giù per Modica. Nella città della Contea si trova la casa del dottor Pasquano, a Modica arriva Livia con la corriera e tra i vicoli della città sono state girate numerose scene!

Andiamo alla scoperta dei luoghi di Montalbano a Modica.

Modica

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Modica «è un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all’altro». Così lo scrittore Gesualdo Bufalino descrisse poeticamente Modica in Argo il cieco.

La città dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 2002 ha un ottimo rapporto con la letteratura e la poesia, a Modica è nato il poeta premio Nobel Salvatore Quasimodo e nella cittadina barocca era solito intrattenersi anche Leonardo Sciascia. Lo scrittore siciliano adorava il cioccolato di Modica, tanto da definirlo di «inarrivabile sapore», e le mpanatigghie, dei gustosi, e curiosi, biscotti modicani ripieni di cioccolato e carne. Sciascia li definì dei «biscotti da viaggio» perché il cioccolato era usato come conservante naturale per mantenere a lungo la carne.

Il tipico cioccolato di Modica e le ‘mpanatigghie sono segno di una profonda connessione con la Spagna. Durante la dominazione spagnola Modica diventò uno degli stati feudali più importanti del Mezzogiorno e assunse l’attuale aspetto: in alto si trova Modica Alta, il nucleo più antico dell’abitato, ai fianchi della collina si arrampicano i quartieri di Modica Bassa cresciuti durante la ricostruzione tardo barocca.

I due principali quartieri hanno un proprio simbolo: in alto lo stupendo Duomo di San Giorgio annunciato da una scenografica scalinata che arriva fino al quartiere in basso dove la chiesa di San Pietro mostra il suo nobile aspetto circondata dalle imponenti statue dei santoni, i dodici apostoli. Se non volete parteggiare per gli uni o gli altri potrete scegliere l’affascinante chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore. La chiesa grotta è uno dei più antichi monumenti di Modica, custodisce pitture del XII secolo ed è testimonianza dell’architettura rupestre di origine bizantina. La chiesetta è un gioiello nascosto tra i deliziosi vicoli di Modica!

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I due principali quartieri hanno un proprio simbolo: in alto lo stupendo Duomo di San Giorgio annunciato da una scenografica scalinata che arriva fino al quartiere in basso dove la chiesa di San Pietro mostra il suo nobile aspetto circondata dalle imponenti statue dei santoni, i dodici apostoli. Se non volete parteggiare per gli uni o gli altri potrete scegliere l’affascinante chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore.

La chiesa grotta è uno dei più antichi monumenti di Modica, custodisce pitture del XII secolo ed è testimonianza dell’architettura rupestre di origine bizantina. La chiesetta è un gioiello nascosto tra i deliziosi vicoli di Modica!

Cosa vedere a Modica Bassa

La guida di Visit Vigata dedicata a Modica Bassa. Informazioni e curiosità sui monumenti della città.

La parte bassa di Modica corre lungo Corso Umberto I, spina dorsale da cui si espande il resto della città adagiata a valle. Sotto i nostri piedi scorre il torrente Moticano, davanti e intorno a noi chiese, piazze, palazzi con i balconi retti da fantastici mensoloni e negozi per lo shopping.

Piazza Giacomo Matteotti

Il tour di Modica bassa può cominciare da piazza Giacomo Matteotti dove il prospetto Liberty dell’auditorium Pietro Floridia ci guarda attraverso i suoi grandi mascheroni. Chiesa prima, cinema poi e oggi auditorium, la storia di questo edificio inizia a metà del 1300 quando venne costruita la chiesa di San Giovanni Battista. I Chiaramonte, conti di Modica, decisero che questa chiesa dovesse ospitare l’ordine dei Cavalieri di Malta che vi istituirono un ricovero per infermi in un edificio attiguo alla chiesa. Sul prospetto, ancora oggi, si può notare una croce di Malta simbolo dei Cavalieri che mantennero chiesa e ospedale fino al 1862 quando il neonato Regno d’Italia procedette all’esproprio di molti beni ecclesiastici. Ad inizio ‘900 la chiesa viene trasformata, il prospetto venne demolito e poi riedificato in stile Liberty. Cambio anche la funzione dello spazio: a partire dal 1926 l’ex chiesa ospito il Cinema Moderno che proietto film fino al 1980. Il recente restauro ha messo in evidenza la struttura architettonica originaria: lo spazio sacro è stato riportato alla luce ed è stata innalzata una facciata interna in corrispondenza di quella originaria distrutta negli anni ’30. Oggi usato come auditorium è stato intitolato al musicista e compositore modicano Pietro Floridia.

Chiesa e il convento del Carmine

Accanto all’auditorium non possono passare inosservati la chiesa e il convento del Carmine. La chiesa è uno dei pochi esempi di architettura precedente al terremoto del 1693, la costruzione del complesso iniziò nel 1390, quando i Carmelitani si stabilirono a Modica. Il prospetto è impreziosito dal portale in stile gotico-catalano: decorato con motivi floreali poggia su fasci di colonne arricchiti da capitelli. Ancor più interessante è il magnifico rosone a dodici raggi che illumina l’interno, il suo raffinato stile e l’integrità lo rendono uno dei più pregiati di tutta l’isola. Alcuni elementi del prospetto sembrano mancare di simmetria e allo stesso modo è facile notare differenze di stile tra la parte alta e bassa della facciata. I motivi sono da ricercare nelle ripetute modifiche avvenute nei secoli e che oggi ci restituiscono un prospetto in stile gotico-catalano nella parte bassa e di gusto tardo barocco nella parte alta.

La volta interna è a crociera, alla destra dell’unica navata della chiesa dovevano esserci delle cappelle, una di queste è stata recentemente restaurata e vi si accede attraverso un ricco portale che si apre nell’abside. La chiesa custodisce la Pala di Sant’Alberto, uno dei dipinti modicani più importanti, e il gruppo scultoreo dell’Annunciazione. Entrambe le opere risalgono al Cinquecento.

Dopo la costruzione della chiesa i Carmelitani si dedicarono all’edificazione di un convento che possiamo far risalire alla prima metà del Quattrocento. Dell’opera originale rimangono solo tracce, il convento fu, in parte, ricostruito dopo il terremoto del 1693 e riedificato a metà Ottocento per ospitare la caserma dei carabinieri. Al posto degli orti venne costruita l’attuale piazza Matteotti e il prospetto viene completamente ricostruito seguendo un linguaggio neorinascimentale.

Nei primi anni del 2000 il convento è stato interamente ristrutturato, i lavori hanno permesso di recuperare alcune strutture medievali. Tra queste sono state riportate alla luce quattro finestre della chiesa medievale e alcune cappelle al piano terra. Una di questa era coperta dagli intonaci della camera di sicurezza della caserma. Oggi, ospita spesso delle mostre d’arte.

Proseguendo su Corso Umberto I fino all’altezza della Posta, sulla sinistra, si incontra Strada De Leva. Nascosto in questa via, Palazzo De Leva custodisce uno straordinario portale in stile gotico-catalano. La residenza nobiliare risale al Settecento, mentre il portale che si apre sul cortile interno è ben più antico. Con molta probabilità il Portale De Leva faceva parte di un edificio religioso trecentesco, la finestra circolare sopra il portale fa pensare all’ingresso di una chiesa. Resistita al terremoto del 1693, trasformata in cappella privata della famiglia De Leva è stata successivamente annessa al palazzo. È sicuramente il più interessante portate di Modica, gli archi ogivali sono riccamente decorati da foglie d’acanto, arabeschi e trame geometriche.

Chiesa di San Nicolò

Poco più avanti, sull’altro lato del corso Umberto I, c’è la Chiesa di San Nicolò Inferiore. La chiesa è molto probabilmente la più antica di Modica ed è uno dei rari esempi di architettura rupestre di origine bizantina dell’area iblea. Scoperta nel 1987, dopo esser stata coperta da strutture edilizie, conserva la struttura architettonica originale. L’interno è articolato attorno ad un’aula rettangolare e a un’abside, lo spazio è stato ricavato per sottrazione, la chiesetta è interamente scavata nella roccia. Interessante le icone dipinte nell’abside dove il Cristo Pantrocratore circondato da angeli. Il pavimento custodisce anche delle tombe terragne di cui attualmente si conosce poco.

Palazzo della Cultura

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Proseguendo sul corso principale di Modica bassa arriviamo al Museo Civico ospitato nel Palazzo della Cultura. Nei secoli questi spazi sono stati adibiti a funzioni molto diverse. Nel Seicento in questo luogo sorgeva il Monastero delle Benedettine, dopo l’unificazione italiana il monastero fu incamerato dal Regno d’Italia e all’inizio del Novecento venne ristrutturato diventando sede del tribunale della città fino al 2003. Due anni dopo nel primo piano del palazzo venne trasferito il Museo Civico che oggi ospita un’importante collezione archeologica e una sezione storico artistica.

Il pezzo più pregiato è sicuramente l’Ercole di Modica (o Eracle di Cafeo) una statuetta bronzea raffigurante Ercole nudo in posizione stante databile tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C. Ritrovato nel 1967 in contrada Cafeo la statuetta di pregevole fattura è considerato uno dei reperti ellenestici più importanti trovati in Sicilia. Dal 1881 il Palazzo della Cultura ospita, a pian terreno, anche la Società operaia di mutuo soccorso. I recenti lavori di restauro di questi ambienti hanno riportato alla luce un confessionale in pietra con pareti divisorie e grate metalliche.

A pochi passi dal Museo Civico un’ampia scalinata introduce il Duomo di San Pietro. Esempio tipico del barocco settecentesco del Val di Noto, la chiesa ha origini molto remote. La prima fondazione risalirebbe all’inizio del 1300 ma l’attuale struttura risale al Seicento. Distrutta dal terremoto del 1693 fu subito ricostruita sulle strutture murarie resistite al sisma mantenendo così le dimensioni della chiesa precedente.

Sebbene edificato in momenti diversi il prospetto è armonioso così come l’intera chiesa che si mostra elegante e sontuosa. L’interno è avvolto in un’atmosfera di magnificenza, lo spazio è diviso in tre navate scandite da quattordici colonne con capitelli corinzi. Le cappelle laterali, costruite tra il Settecento e l’Ottocento, e decorate con motivi fogliacei arricchite da colonne tortili rimandano pienamente alla cultura tardo barocca.

Marmi policromi e pietra pece disegnano un elegante pavimento che guarda una volta decorata con magnifici affreschi che tratteggiano scene tratte da Nuovo e dal Vecchio Testamento. All’esterno sulla grande scalinata che porta alla chiesa trovano posto le statue dei dodici apostoli, per i modicani i santuni.
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La ricostruzione visse accelerazioni e rallentamenti che raccontano momenti costruttivi differenti. Per questo motivo il prospetto non risponde ad un linguaggio unitario: il primo ordine nel disegno dei portali e nelle decorazioni delle colonne è più vicino ad un gusto seicentesco mentre gli elementi stilistici del secondo ordine rimandano alla seconda metà del settecento con le decorazioni della finestra e le volute che testimoniano un gusto rococò. Impreziosiscono il secondo ordine le statue di San Cataldo, Santa Rosalia, San Pietro e la Madonna. Completa la facciata, nel punto più alto, una scultura raffigurante Gesù Cristo in trionfo.

Pochi passi separano il Duomo di San Pietro dalla Chiesa di Santa Maria del Soccorso e dal Collegio dei Gesuiti a cui è legata. Fondata intorno al 1629 quando i gesuiti arrivarono in città, la chiesa è stata sicuramente ricostruita interamente dopo il sisma del 1693. L’andamento curvilineo dona al prospetto un’eleganza semplice, le doppie colonne che scandiscono il portale e reggono il timpano spezzato, in mezzo al quale è posizionato lo stemma gesuitico, abbelliscono il partito centrale della facciata. Il prospetto rigoroso rimanda ad un’architettura classica, misurato nelle decorazioni è molto diverso dal gusto del tempo. La chiesa fu progettata da Rosario Gagliardi, l’architetto protagonista della ricostruzione del Val di Noto post terremoto, si possono infatti notare somiglianze con le altre chiese progettate successivamente dall’architetto. Le facciate a torre, le doppie colonne libere e alcune mondature le ritroviamo nelle chiese San Domenico a Noto, di San Giuseppe e San Giorgio a Ragusa e di San Giorgio nella stessa Modica.

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Il Collegio dei Gesuiti costruito nei primi decenni del 1600 resistette al terribile sisma. Fu fortemente voluto dalla Contessa Vittoria Colonna de Cabrera, dal Comune e dai nobili del tempo decisi a istituire nella capitale della Contea dei corsi di studio di livello universitario. Modica entrò così a far parte delle poche città siciliane che poteva vantare un istituto dove si poteva ottenere il privilegio di una laurea e dove i giovani figli dei nobili studiarono diventando uomini celebri in tutte le scienze.

Le alterne vicende che caratterizzarono la storia dei Gesuiti a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento – espulsione del Regno delle Due Sicilie nel 1767, soppressione della Compagnia del Gesù nel 1773 e cacciata dalla Sicilia da parte del governo rivoluzionario del 1848 – segnarono anche il corso degli eventi a Modica. I modicani però manifestarono sempre grande attaccamento alla Compagnia del Gesù e questo permise al Collegio di resistere. Quando nel 1878 venne istituito il Regio Liceo Ginnasio sembrò ovvio ospitarlo nel luogo dove per secoli aveva avuto sede l’università. Ventinove anni dopo il Collegio fu trasformato in Palazzo della pubblica istruzione ospitando il Liceo Tommaso Campailla e la biblioteca. Dal punto di vista architettonico il Collegio è sicuramente uno dei più grandi e importanti edifici di istruzione religiosa.

Nell’itinerario di Modica Bassa va citata anche la seicentesca chiesa di San Domenico in Piazza Principe di Napoli. I dominicani la edificarono nel Trecento ma venne distrutta dal terremoto del 1613 ma resistette al sisma del 1693.

Il prospetto risponde ad uno stile barocco che predilige la linearità alla ricchezza dei decori. L’ampio arco corona il bel portale d’ingresso, sopra questi elementi notiamo il grande stemma domenicano. Completano la facciata quattro statue dentro altrettante nicchie. L’interno ad una sola navata con una volta a botte custodisce molte tele del Cinquecento; La cappella, che anticamente era riservata alla preghiera dei frati, è abbellita con stucchi settecenteschi e pitture murali. Da segnalare anche il grande polittico costituito da 22 riquadri che raccontano i Misteri del Rosario (1535-40) attribuito ad un discepolo del Perugino.

Il convento collegato alla chiesa è oggi il Palazzo di Città, nel corso dei secoli ha subito numerose modifiche. Dal chiostro si può accedere alla cripta sotterranea risalente al Seicento in cui rimangono ancora tracce di affreschi. Fu sede della diocesi di Siracusa e ospitò anche il Tribunale dell’Inquisizione.

Chiesa di Santa Maria di Betlemme

Poco più avanti, dove anticamente sorgevano le chieste di San Bartolomeo, Sant’Antonio, Santa Maria di Berlon e San Mauro oggi possiamo ammirare la chiesa di Santa Maria di Betlemme. Edificata a partire dal XIV secolo integrando le strutture di queste quattro chiese è il risultato di secoli di interventi e modifiche. Tracce dell’antico passato possiamo trovarle nel prospetto laterale sinistro dove si può notare la Lunetta di Berlon (XV-XVI), un bassorilievo in cui è raffigurata l’adorazione dei pastori e che probabilmente era posta sul portale della Chiesa di Santa Maria di Berlon. Sono ancora visibili tracce di colore e una scritta che fa riferimento alla chiesa di Berlon, probabile storpiatura di Betlem.

I terremoti, l’alluvione del 1902 e gli adattamenti in fase di restauro dovuti al gusto del tempo hanno lasciato ben poca traccia del passato quattrocentesco. All’interno ha resistito a tutti gli eventi storici la Cappella Palatina. Nota anche col nome di Cappella Cabrera, fu edificata nel XV secolo per testimoniare la magnificenza dei Conti. È una delle più interessanti testimonianze del primo Cinquecento perché risponde alla cultura del tempo ma integra elementi classici e gotici tipici della cultura meticcia della Contea di Modica.

La cappella è introdotta da un portale ricco di fantastiche decorazioni tardo-gotiche con figure umane, motivi animali e vegetali. Le colonne anch’esse ricche di ornamenti e arabeschi sono concluse da capitelli con maschere grottesche. La cupola ottagonale termina con un lucernario e custodisce una statua cinquecentesca raffigurante una Madonna in trono con Bambino. Se la navata destra è impreziosita dalla Cappella Palatina quella di sinistra ospita un bel presepe monumentale. Realizzato nel 1882 con sessantadue statue in terracotta dipinta disposte su uno scenario che ricrea i paesaggi e l’atmosfera modicana, è considerato un esempio di verismo.

Concludiamo la passeggiata in quello che per i modicani è semplicemente u Cussu (il Corso) arrivando al Teatro Garibaldi. Il teatro così come lo conosciamo risale alla metà dell’Ottocento, ma la prima fondazione risale agli anni ’20 dello stesso secolo quando al posto di un magazzino e della casa di due nobili cittadini venne costruito un teatro con due ordini di palchi e una piccola platea. Ampliato e abbellito, viene inaugurato nel 1857 con La Traviata di Giuseppe Verdi.

Dopo l’Unità d’Italia viene intitolato a Giuseppe Garibaldi e via via diventa un importante centro della vita culturale della città fino agli anni Quaranta. Da tempio della prosa e della lirica venne trasformato in cinema e visse un lungo periodo buio fino alla chiusura nel 1984. Il prospetto neoclassico articolato su due piani risulta semplice ed elegante, in alto una balaustra corre lungo tutta la facciata e ospita al centro un pannello decorato con sculture raffiguranti strumenti musicali. Al di sopra due figure maschile reggono un orologio su cui si posa un’aquila simbolo della Contea di Modica.

Dopo le alterne vicende vissute nella seconda parte del Novecento, il teatro è stato restaurato per ridargli l’identità perduta. Dopo esser intervenuti sulla volta, sulla tappezzeria, sulla struttura e sulle decorazioni il teatro è stato riaperto nel 2004 con una interessante novità: il dipinto del tondo al centro della volta è stato affidato a Piero Guccione, importante pittore fondatore della Scuola di Scicli.

Il pittore, con la collaborazione di Franco Sarnari, Giuseppe Colombo e Piero Roccasalva, altri membri del Gruppo, decise di raffigurare nel dipinto la sagoma del Duomo di San Giorgio. Sulla scalinata sono disposti alcuni personaggi del mondo dell’arte, tra questi il Macbeth in omaggio a Verdi, il Messia di Hendel e il Don Giovanni di Mozart. Il teatro ha adesso tre ordini di palchi, il loggione e un’ampia platea.

Il quartiere del Cartellone deve con molta probabilità il proprio nome ad un cartello che indicava ai cristiani il punto in cui iniziava l’abitato ebraico. In Sicilia gli ebrei non furono costretti ad abitare in ghetti ma scelsero autonomamente di vivere in quartieri che ospitavano tutta la comunità. A Modica fu proprio il quartiere del Cartellone ad ospitare la giudecca. L’area perse questa connotazione inseguito alla cacciata degli ebrei.

Il 15 agosto del 1474 un gruppo di modicani ritrovatisi nella piazza antistante la chiesa di Santa Maria di Betlemme si precipitarono nel quartiere lo saccheggiarono e distrussero la sinagoga. Al grido di viva Maria e morte ai Giudei uccisero circa 360 ebrei, anticipando di fatto la cacciata degli ebrei che nel 1492 colpì tutte le comunità siciliane.

Di questo passato non restano più tracce, oggi il quartiere e un labirintico intreccio di affascinanti viuzze. Su corso Umberto I, proprio di fronte la chiesa di San Pietro, si apre un vicolo coronato da un arco sulla cui chiave di volta resiste un’iscrizione ebraica. Attraversando il portico si entra nel quartiere e perdersi è un piacere unico.

Se arriverete in cima alla collina dell’Itria, che si può raggiungere anche in macchina, potrete godere di uno splendido panorama della città da cui spiccano la chiesa di San Pietro, quella di San Giorgio e il Castello.

Sulla collina, in via Liceo Convitto, la chiesa di Sant’Anna resistita al terremoto del 1693 conserva l’aspetto seicentesco, al suo fianco il convento è stato trasformato nell’Ottocento per dare spazio al Liceo Convitto. Il chiostro del convento è stato modificato, il secondo livello è stato murato ma resistono le 18 colonne del primo livello. Oggi ospita l’Ente autonomo liceo convitto e Archivio della Contea di Modica. Poco distante si trova il settecentesco Convento dei padri Cappuccini e la chiesa di San Francesco d’Assisi entrambi molto ben conservati.

Cosa vedere a Modica Alta

La guida di Visit Vigata dedicata a Modica Alta. Informazioni e curiosità sui monumenti della parte alta della città.

Il primo abitato di Modica dall’altopiano digrada verso la valle. Le strette strade che lo attraversano si fanno spazio tra le case, i palazzi e le chiese che sembrano arrampicarsi sulla roccia. Passeggiare tra questi vicoli è una continua sorpresa, ci si confonde tra i diversi livelli: ora siamo ai piedi di un palazzo subito dopo s’imbocca una stradina e ci si ritrova all’altezza del tetto.

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Quasi a cucire insieme la parte alta e quella bassa della città c’è il Duomo di San Giorgio, la più imponente architettura di Modica. Collocata in una posizione mozzafiato, al termine di una lunga scalinata monumentale arricchita da un giardino pensile, gode di una prospettiva che ne esalta la magnifica architettura barocca.

Il terremoto del 1693 danneggia il prospetto che a seguito del sisma viene nuovamente ripensato, protagonisti del nuovo progetto saranno prima Rosario Gagliardi (il più noto architetto del Val di Noto) e poi l’architetto netino Francesco Paolo Labisi che si farà ispirare anche dal prospetto della Cattedrale di Dresda. Labisi unirà l’andamento plastico tipico delle architetture del Gagliardi con le capricciose decorazioni rococò.

duomo_san_giorgio_panoramica_modicaIl Duomo così come lo ammiriamo oggi è il risultato di secoli di trasformazioni: dalla prima struttura di età medievale all’impostazione barocca del seicento. La prima chiesa presente in questo luogo risale al 1150, secondo tradizione pare sia stato il Conte Ruggero d’Altavilla, protagonista della riconquista cristiana della Sicilia, a fondare la chiesa. L’attuale fisionomia è frutto delle calamità e degli interventi eseguiti tra il XVII e il XIX secolo.

I lavori cominceranno nel 1716 e verranno completati solo nel 1848 tanto da impegnare un altro architetto, il ragusano Carmelo Cultraro, che lavorò al secondo e terzo ordine del prospetto. L’ambizioso progetto di costruire una slanciata facciata a torre poté dirsi concluso dopo un lungo lavoro a più mani.

I cinque portali del primo ordine si aprono su altrettante navate scandite da 22 colonne con capitelli corinzi. La chiesa è uno scrigno ricco di tesori: un sontuoso organo con quattro tastiere e 3 mila canne, la Santa Cassa, pregiate tele e sculture.

Tutta la parete dell’abside è occupata dal più grande polittico medievale-rinascimentale presente in Sicilia e attribuibile al pittore Bernardino Niger. Composto da 9 riquadri disposti in tre ordini completati da una lunetta in alto è abbracciato da una elegante cornice. Davanti l’altare maggiore scorre un lunga meridiana solare: disegnata dal matematico Armando Perini nel 1895 segna il mezzogiorno locale grazie alla luce che entra dal foro gnomone.

Palazzo Polara

A sinistra del Duomo si inserisce in questa scenografia barocca il settecentesco Palazzo Polara. Sul frontone lo stemma della famiglia ci segnala la proprietà mentre il regale scalone arricchisce l’architettura tardo barocca del prospetto.

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Un altro sontuoso esempio barocco è Palazzo Napolino – Tommasi Rosso, alle spalle della chiesa, nel cuore del quartiere Francavilla. Il prospetto tardo barocco è arricchito da un grande portale stretto tra due colonne che affiancano un arco alla cui base due leoni stringono tra i denti due tendaggi scolpiti nella pietra.

Mascheroni fanno boccacce dall’arco di volta e dai mensoloni che reggono un imponente balcone con inferriate panciute. Sul balcone si apre un finestrone concluso da un timpano spezzato decorato con lo stemma della famiglia Napolino.

Il Castello dei Conti domina la città dall’alto. Cucito sullo sperone di roccia che per secoli lo ha protetto e reso inaccessibile, il Castello è stato la sede del potere della Contea di Modica. Edificato come presidio militare, all’interno delle sue mura hanno trovato riparo le carceri, la residenza dei Conti e del Governatore della Contea.

Dell’originale struttura rimane ben poco. Sulla punta dello sperone roccioso si erge la torretta poligonale del XIV secolo che ospita l’orologio, all’interno sono ancora rintracciabili le carceri medievali scavati nella roccia. A testimoniare la grande stratificazione storica contribuisce la più recente chiesa della Madonna del Medagliere costruita introno al 1930 sui ruderi della chiesa di San Leonardo.

La cintura muraria e le torri che lo circondavano furono danneggiate dal terremoto del 1693, successivamente furono completamente eliminate per favorire la crescita dell’abitato intorno al Castello. I lavori di recupero hanno permesso di studiare meglio l’area e di fare importanti rinvenimenti, il più importante tra questi la scoperta della grotta delle cento scale, un cunicolo che collegava il Castello alla valle.

Altri elementi ritrovati ci permettono di andare molto indietro nel tempo: arredi funerari, monete bronzee, antiche pavimentazioni e possenti mura portanti e enormi basamenti risalenti al neolitico.

In cima, sull’altipiano, la Chiesa e il Convento di Santa Maria del Gesù sono una tappa irrinunciabile. Poco conosciuto ma estremamente interessante il complesso monumentale è tra le poche testimonianze del Quattro-Cinquecento superstiti nella Val di Noto. Fondato nel 1478 venne costruito fuori le mura della città, lontano dal centro abitato. L’elemento che colpisce immediatamente è il prospetto tardo gotico della chiesa che risale con molta probabilità all’inizio del Cinquecento. Curiosa la mancanza di simmetria tra le due finestre e molto interessante le pregevoli decorazioni tra cui spiccano due delfini nello scudo dove probabilmente era presente lo stemma dei Cabrera.

L’interno della chiesa è a navata unica, sebbene sulla destra ci siano degli ambienti assimilabili ad un’altra navata. Erano le antiche cappelle della chiesa gotica che si aprivano dalla navata principale che dopo il terremoto del 1693 vennero murate costituendo uno spazio a sé stante. Nonostante la chiesa non fosse stata danneggiata dal sisma fu abbondantemente rimaneggiata per rispondere al gusto barocco che si era affermato in città cancellando molte tracce dello stile gotico catalano originario. Furono così murate le cappelle e rifatti tutti gli stucchi, la chiesa rispondeva ora ad un linguaggio tardo barocco, settecentesco. L’abside da quadrangolare diventa semicircolare, il pavimento viene rifatto così come la copertura: le volte a crociera vengono sostituite da una copertura in legno.

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L’incantevole chiostro su due livelli, molto simile a quelli di Cefalù e Palermo, è dello stesso periodo della chiesa e ne condivide lo stile catalano. Le colonne del primo livello sono basse, diverse l’una dall’altra e decorate con scanalature, rombi, motivi a zig zag o tortili. Molte sono state sostituite nel corso dei secoli. Le colonne del livello superiore sono più semplici e al posto delle volte a crociera reggono una copertura lignea.

Come molti altri beni ecclesiastici anche la chiesa e il convento di Santa Maria del Gesù sono stati incamerati dallo Stato dopo l’Unità d’Italia e nel 1870 fu adattato a carcere fino ai primi anni del Novecento. Dopo anni di abbandono, il complesso è stato recuperato, il soffitto in legno è degli anni ’90 mentre il resto del recupero risale agli anni 2000. Il chiostro è stato liberato dai tamponamenti e dalle pareti costruite per creare le celle, nella chiesa sono stati sottolineati i resti gotici e le modifiche barocche. Sui muri sono ancora incisi nomi e disegni che probabilmente sono di militari passati da questo luogo.

Nel tour tra le vie di Modica Alta merita una tappa la chiesa di San Giovanni Evangelista. L’attuale chiesa si erge nello stesso luogo un cui nel 600 si trovata la chiesa di San Pietro e il monastero dei Benedettini. La stessa verrà demolita nel 1454 per costruire una nuova grande architettura ecclesiastica: San Giovanni Evangelista.

Un’imponente scalinata introduce il bel prospetto tardo barocco progettato nel 1892, il partito centrale leggermente concavo dona movimento a tutta la facciata. Le sei colonne libere del primo ordine, e le quattro del secondo, conferiscono profondità e plasticità ad uno dei prospetti più interessanti delle chiese modicane dove la cultura tardo barocca è stata contaminata con un linguaggio neoclassico.

La caratteristica principale dello spazio interno, scandito da tre navate con tre absidi,  è la mancanza di omogeneità: le cappelle, gli stucchi le decorazioni pittoriche sono di epoche diverse. L’interno della basilica è il risultato di una edificazione molto lunga  e non sempre coerente, i lavori iniziati subito dopo il terremo del 1693 si protrassero fino al XIX secolo. Nonostante le differenti epoche costruttive il risultato è un raffinato equilibrio.

Parco archeologico di Cava Ispica

Cava d’Ispica è una lunga incisione sull’altopiano modicano che scorre lungo una valle di 14 km nei territori di Modica e Ispica. Questo grande parco archeologico offre uno scenario naturale suggestivo fatto di fitta vegetazione mediterranea e storia incisa nelle rocce calcaree che resistono in un ambiente incontaminato vissuto solo da pochi contadini che continuano a coltivare piccoli orti.

Abitazioni trogloditiche, piccoli santuari, chiese rupestri e necropoli sono scavate sulle pareti rocciose a diverse quote; un complesso patrimonio storico-archeologico racchiuso in un periodo abbastanza ampio compreso tra l’Antica età del Bronzo e il XIV secolo, quando viene abbandonata la parte settentrionale mentre quella meridionale continuò ad essere vitale fino al 1693 quando il sito di Spaccaforno fu distrutto dal terremoto. L’importanza di questa area fu riconosciuta per la prima volta alla fine del Settecento quando fu scoperta dai viaggiatori del Grand Tour come il francese Jean Houel che inserì alcuni disegni di Cava d’Ispica nel suo Voyage pittoresque. L’interesse dei viaggiatori stimolò quello di archeologi e storici che nei secoli successivi la studiarono.

Cava d’Ispica nord – Modica

Nella parte nord, molto vicina a Modica, segnaliamo la necropoli di Baravitalla dove è stata rinvenuta la monumentale tomba con prospetto decorato da dieci lesene e perfettamente conservata. Nel pianoro soprastante sono stati indagati i resti del villaggio, che hanno anche restituito originali reperti archeologici oltre a numerose suppellettili. Risale al periodo tardoantico l’imponente e vasta necropoli costituita da catacombe e piccoli ipogei funerari. Fra di essi si distingue la catacomba della Larderia: articolata in tre corridoi e contenente più di 400 fosse per inumazione e databile tra IV e V sec. d.C.

Nella Grotta dei Santi sono ancora oggi visibili tracce di pitture che raffigurano 36 santi ma che portano con loro i segni del tempo. Nella chiesa San Nicola, una grotta di metri 4 per 4,50 circa, resistono pitture di età bizantina. In una figura degli affreschi si può individuare San Nicola. È raffigurata inoltre una Madonna in atteggiamento di porgere una guancia al bambino, privo però del volto. Sul pavimento c’è una piccola fossa forse una fonte battesimale.

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