«In alto, in cima alla roccia che scendeva a picco, si scorgevano, illuminati dal sole, i campanili, le cupole delle chiese, le facciate bianche e i tetti scuri di un gruppo di case affacciate proprio all’orlo del precipizio e quasi minaccianti di buttarsi giù». Nell’opera Profumo, Luigi Capuana descrive così Ispica vista dal basso. Lo scrittore verista alla fine dell’Ottocento vivrà per un breve periodo nella città dove inizierà a scrivere Il Marchese di Roccaverdina.
Ispica si trova nella parte sud orientale della provincia di Ragusa, confina con Modica e Pozzallo e con Rosolini, comune che fa parte della provincia di Siracusa.
Da sempre conosciuta come Spaccaforno, Ispica cambierà nome nel 1935 per volere del regime fascista. Tante le ipotesi sull’origine del nome, la più accreditata segnala la possibilità che sia la corruzione della locuzione latina Hyspicaefundus, cioè fondo di Cava Ispica. Proprio nella cava, all’ombra di una rupe, sormontata da un castello di cui oggi restano solo dei ruderi, si estendeva l’antica Ispica.
Il terremoto del 1693 e la ricostruzione
Alle 13.30 dell’11 gennaio del 1693 la sorte della città cambiò, un terribile terremoto la scosse e la distrusse. Solo pochi quartieri dell’antica città vennero ricostruiti intorno alle chiese di Sant’Antonio e del Carmine che resistettero al sisma. Il nuovo abitato fu edificato fuori dalla cava. La città medievale è un affascinante groviglio di architetture e strade, mentre i nuovi quartieri sul colle Calandra seguono un andamento più lineare.
La ricostruzione di Ispica segue i canoni tardo barocchi, l’ordinato assetto ospita mirabili perle: la Basilica di Santa Maria Maggiore con il grande loggiato a 23 arcate ispirato a quello di San Pietro a Roma, la chiesa di San Bartolomeo e la Basilica della Santissima Annunziata. Il centro però non offre solo bellezze tardo barocche, l’occhio più attento potrà scorgere anche due notevoli esempi di architetture liberty: Palazzo Bruno e Palazzo Bruno di Belmonte.
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Cava d’Ispica e Parco Forza
Mentre la nuova Ispica cresceva la sua cava veniva abbandonata e oggi giace silenziosa a pochi passi dal centro città circondata dalla rigogliosa macchia mediterranea. L’area archeologica conserva importanti testimonianze preistoriche. Necropoli sicule e bizantine, catacombe cristiane, caverne e grotte abitate fino all’Ottocento sono ancora visibili nella cava. Particolarmente suggestiva è la grotta delle cento scale, una vertiginosa discesa scavata nella roccia che dalla parte alta conduce al Parco Forza.
Fuori dalla cava è cresciuta una bella città moderna.